giovedì 16 aprile 2015

6 TU

Quando ti guardo svestito e vedo la tua schiena, le tue gambe muscolose e le spalle larghe, mi sembra incredibile che tu sia lo stesso neonato che ho portato via con me qualche anno fa, in una fredda sera di gennaio.
Così piccolo e indifeso, dovevi aver sentito la nostra emozione nel sistemarti nel guscetto e non parlare, papà guidando e io cercando di scorgere un movimento, un'emozione, un piccolo vagito.
Ti piace la macchina, ti è piaciuta forse già allora quando dopo 15 giorni di ospedale, in una tutina termica molto più grande di te, sei arrivato a casa.
Quei primi giorni di poco lampadario e tante luci soffuse, di sussurri durante le poppate notturne e sorrisi diurni...
La preoccupazione alla prima colica e la felicità data dai sorrisi che dispensavi alla fine del sonnellino pomeridiano; la sorpresa del primo dentino e il dolore di quelli seguenti, che hai messo quasi tutti insieme. Il mio ometto sorridente.
Tesoro mio, questo sei tu... in quella piega dietro l'orecchio, il posticino più morbido e tenero da baciare, insieme al sentore di cloro che ormai fa parte di te, c'è ancora il profumo di quel neonato. ❤️